Licenziato per aver rifiutato uno straordinario chiede giustizia Stampa
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CasamicciolaNews - Cronaca
Scritto da Ida Trofa   
Domenica 07 Giugno 2009 16:38

Licenziato per aver rifiutato uno straordinario chiede giustizia

Impieghi ed assunzioni AMCa, lavoratori in fermento
Gianluca Arcone: « Le promesse fatte sul letto di morte di mio padre sono state una presa in giro». Il 28 enne di Casamicciola spara a zero sulla dirigenza e denuncia trattamenti schiavisti e denigratori nei suoi riguardi che ancor oggi gli impediscono di trovare un nuovo impiego. Arcone fu sospeso dal lavoro nell’agosto 2008 in seguito ad una controversa vicenda sulle ore di lavoro da fare e secondo lui l’opera oscura di qualcuno impedisce la sua assunzione in altre attività.

A quasi un anno dalla controversa vicenda che lo vide protagonista nell’agosto 2008, Gianluca Arcone, 28anni di Casamicciola chiede giustizia e soprattutto chiede che venga fatta luce sui trattamenti riservatigli in azienda dopo essere stato assunto per l’improvvisa e drammatica scomparsa del papà, già dipendente AMCa e sulle azioni mirate di qualche eminenza grigia che impedisce la sua assunzione in altre attività ed aziende. « Le promesse fatte sul letto di morte di mio padre sono state una presa in giro». Arcone  spara a zero sulla dirigenza e denuncia trattamenti schiavisti e denigratori nei suoi riguardi in occasione dalla sospensione dal lavoro conseguente ad una controversa vicenda sulle ore di lavoro da fare e sulle richieste di straordinario oltre alle ritorsioni subite a seguito delle denunce fatte alle autorità competenti.« Fui assunto alla morte di mio padre dall’allora responsabile Salvatore Sirabella che si convinse delle nostre necessità e promise che la mia famiglia avrebbe continuato ad avere un reddito grazie al mio lavoro all’Amca», dichiara il 28 enne, « Ho lavorato lo scorso ano per tre mesi facendo più di 100 ore di straordinario, tutte risultanti sulla mia busta paga. Ricominciai a sperare, lavoravo sodo e con quello che riuscivo a guadagnare decisi di chiedere un prestito per acquistare l’auto dei miei sogni, una Golf. Tutti i giorni non mi tiravo indietro. Ad agosto poi, per una volta chiesi di poter staccare alla fine del mio turno senza straordinari per andare a fare un bagno al mare. Il sorvegliante  Barbieri, mi riprese dicendomi che ero sempre il solito e facevo sempre quello. Scatenò un pandemonio, chiamo Cristina Giacometti, Sirabella. Questi non solo commentarono che non avevo bisogni di lavorare visto che mi ero comprato la macchina, ma addirittura mi ritirarono il cartellino senza lasciarmi timbrare e denunciandomi ai Carabinieri», il giovane ci mostra le epoche buste paga ricevute le ore segnate e ci spiegando che faceva anche l’alba sulla discarica ad accumulare rifiuti … quasi a voler risponder a chi di “diritto” occupa posti di responsabilità e, dall’alto del suo diritto, se ne arroga altri per giudicare a man bassa i sogni di un ragazzo da poco rimasto senza padre e con una famiglia sulle spalle da mantenere che aveva osato investire i suoi guadagni su quattro ruote. Una ragazzo che ora chiede giustizia e chiede sopratutto che la sua reputazione non venga infangata senza motivo impedendogli persino di trovare un altro posto di lavoro.« Avevo fatto dei progetti, puntato sul mio lavoro e all’improvviso per un solo straordinario rifiutato, un capriccio del comandante di turno, vengo buttare in mezzo ad una strada, denunciato ai Carabinieri, licenziato ed avvertito a mezzo ufficiale giudiziario senza possibilità di rifarmi per la vendetta messa in atto nei miei confronti. Così mi si vuole portare al suicidio o all’allontanamento dalla mia terra, solo perché l’ha deciso qualcuno a cui solo una volta non ho obbedito», continua a spigarci il giovane che a seguito della vicenda ha fatto causa all’AMCa per la mancata assunzione ed il licenziamento senza preavviso, « Ho lavorato notti intere su montagne di rifiuti al limite della legalità e questo il ringraziamento… il ringraziamento e lo scrupolo di chi sul cadavere di mio padre giurò di aiutarmi assumendomi al posto di mio padre». Gianluca Arcone dopo dieci mesi dal licenziamento e senza opportunità di trovare lavoro chiede ora giustizia e confida di poterla ottenere per le vie legali, almeno spera che con questa suo pubblico atto di accusa terminino le crociate e gli intralci al suo tentativo di rifarsi. Certo un aiuto non si nega a nessuno specie agli affamati e agli assetati, per dirla in termini biblici, ma questa vicenda emblematica è l’eccezione che conferma la regola dei disastrosi effetti del clientelismo e del nepotismo sulla società e sull’economia auto referenziata che domina il nostro mondo ed in special modo la nostra realtà locale. Forse alla luce del caso Arcone val bene il detto fidarsi è bene, ma non fidarsi e meglio ed in caso di imprevisti rimandare per quanto è possibile, la vendetta alle urne.
Ultimo aggiornamento Giovedì 11 Giugno 2009 16:29