Ischia: Quello che i cittadini non dicono Stampa
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IschiaNews - Cronaca
Scritto da Tina Taliercio   
Domenica 21 Gennaio 2007 13:16

Ischia: Quello che i cittadini non dicono

Ma che, una volta superati i confini locali, viene puntualmente (e legittimamente) segnalato come segno di arretratezza, malcostume e sciattezza generale
Mancano pochi mesi alle Amministrative che eleggeranno, al primo turno o al ballottaggio, 4 nuovi sindaci di altrettanti Comuni dell’Isola. Nella  speranza (probabilmente vana) che in un futuro non troppo remoto si parli solo e unicamente dell’elezione DEL Sindaco dell’Isola d’Ischia, bisognerà pure nel frattempo che i candidati al ruolo di primi cittadini formulino un qualche programma, si “espongano” con degli impegni nei confronti degli elettori, evitando se non altro per decenza la minestra già riscaldata mille volte.

I candidati sindaci e coloro che poi lo sono anche diventati hanno in genere dimostrato scarsa capacità di immedesimazione nei panni dei tanti turisti che ancora, nonostante tutto, vengono a farci visita e a investire i loro soldi ed il loro tempo (bene diventato oggigiorno tra i più preziosi in assoluto) sulle nostre strade scandalosamente sconquassate, ad ammirare le suggestive distese di maleodorante spazzatura sparsa, rifiuti imbustati, oggettistica varia esposta al sole (materassi, elettrodomestici, sedie e aggeggi vari), strade imbrattate di sudiciume, muri scrostati e parzialmente distrutti, transenne divelte, semafori assenti in punti cruciali, e quelli presenti oramai tristemente lampeggianti da tempo immemore sul giallo (grazie, per averci segnalato che si tratta di un incrocio pericoloso!) oppure – miracolo! – funzionanti, ma quasi mai rispettati (evidentemente ad Ischia c’è un diffuso problema di daltonismo) e così via.
Forse, oltre ai discorsi sulla sicurezza dei cittadini, che pure sta conquistando sempre più posizioni nella classifica assolutamente negativa dei grandi problemi di Ischia, oltre alle argomentazioni legate all’industria del turismo, foraggiatrice – direttamente o indirettamente – di tutti noi, oltre alle considerazioni di carattere strettamente economico, imprenditoriale, di marketing, oltre all’analisi sociologica dello sgretolamento persistente, derivante dalla suddivisione in sei Comuni, con tutti i campanilismi e i corporativismi che ne derivano, oltre insomma a tanti aspetti del Problema-Ischia, quelli citati nell’incipit sono forse tra i più pressanti, urgenti, improcrastinabili (sebbene non certamente gli unici, purtroppo): da un lato, lo stato di totale, deprimente, incomprensibile sfacelo di TUTTA la rete stradale isolana, legata alla questione dei semafori, che rientra nella più ampia problematica del rispetto del Codice Stradale e, in definitiva, della sicurezza dei cittadini e, dall’altro, la GESTIONE DEI RIFIUTI, diventato un problema talmente imponente da risultare apparentemente irrisolvibile.
Eppure, entrambi questi mega-problemi non richiedono grande ingegno, creatività o fantasia, o ancora investimenti astronomici, per essere affrontati seriamente e risolti. Basterebbe smettere di ragionare e agire in termini di clientelismo, di opportunismo e nepotismo; basterebbe insomma riuscire a superare i nostri limiti, anche culturali, e cominciare a chiederci cosa vogliamo fare da grandi. Perchè ancora una volta, e come nella maggior parte dei casi, si tratta appunto di un problema culturale: pensare che la manutenzione delle nostre strade sia una questione secondaria è quanto di più insensato si possa credere, perché il nesso tra la quantità di incidenti e lo stato del manto stradale nonché della segnaletica è molto stretto.
È d’altronde sorprendente come, in procinto di visite di ministri, sottosegretari o alti prelati, quegli stessi amministratori che hanno lasciato strade e marciapiedi ridursi a colabrodo, apportando infiniti rattoppi su rattoppi e mettendo quotidianamente a repentaglio la nostra sicurezza, improvvisamente incarichino squadre di operai del rifacimento del manto stradale e della segnaletica, lasciando poi che vengano sistemate in punti strategici apposite fioriere e aiuole variopinte, se non tappeti rossi. E che dire dei semafori? Diversi anni fa sembrò una grande conquista, vederli installati e funzionanti all’incrocio-svincolo della Tangenziale di Ischia Porto, la cosiddetta “Superstrada”, e in effetti lo era, ma durò poco. Sembrò che finalmente si desse importanza alla sicurezza sulle strade di un’isola con un tasso di incidenti in continua, mesta crescita e si sperò (in tanti, illusi come sempre) che anche l’altro incrocio della Tangenziale, nella zona portuale di Ischia, presto sarebbe stato servito da una rete di semafori. Invece così non è stato, e ancora oggi, buona parte degli automobilisti “indigeni” più la stragrande maggioranza dei turisti, non sanno bene cosa fare, con la conseguenza, nel migliore dei casi, di brusche frenate, improperi e intasamenti continui del traffico. Non dimenticando che ci sono anche coloro che dal dubbio non si fanno neanche sfiorare, e in quell’incrocio dalla pericolosità altissima tirano diritto, con buona pace del Codice Stradale.
L’altro drammatico problema, per il quale esistono in Italia e in Europa esempi eccellenti di risoluzione duratura e sostenibile dal punto di vista ambientale, non fa che incancrenirsi sempre più. La gestione e lo smaltimento dei rifiuti sono per noi ischitani un problema avulso dalla nostra realtà, qualcosa che “non ci riguarda”. Ma davvero crediamo che i turisti non si rendano conto del profondo degrado del nostro ambiente, infestato da rifiuti di ogni genere, abbandonati ad ogni ora, dei camion dal cattivo odore infernale che circolano negli orari di punta, dei cassonetti traboccanti di rifiuti ad ogni angolo di strada, dei mucchi di sacchetti di immondizia abbandonati dappertutto, dello spettacolo vergognoso che offriamo quando scatta uno dei frequenti scioperi degli operatori ecologici, che conduce così l’isola da uno stato di mediocre gestione dei rifiuti ad uno stato di cittadina sull’orlo di un’epidemia? Possiamo provocare solo il disgusto dei nostri ospiti, oltre a quello che dovremmo provare noi stessi e chiederci se siamo degni di essere considerati europei.
Ma si sa, l’autocritica è scomoda e difficile da praticare, anche se la classe politica, ossia coloro che si ritengono capaci di amministrare il bene pubblico (questo sconosciuto), dovrebbero essere i primi ad applicarla al proprio operato.
E allora, egregi candidati sindaci dei vari Comuni di questo nostro grande scoglio: sarete in grado di far fronte ai problemi citati, mostrando capacità organizzative e volontà politica perché il nostro orticello venga liberato dalle erbacce, bonificato e seminato, in modo da produrre benefici, o preferite che si parli di Ischia ancora e sempre come della pattumiera del Golfo, in cui i turisti per strada si tappano il naso per difendersi dall’insopportabile olezzo e, quando sono “fortunati”, inciampano e cadono nelle buche, sbucciandosi le ginocchia e le mani? O vogliamo parlare anche delle grasse risate che nascono spontanee quando, nei pressi di una serie di cassonetti per la raccolta differenziata, arriva un camion per la raccolta dei rifiuti e scarica il contenuto di tutti i cassonetti (carta, vetro, plastica, rifiuti organici, metalli e così via) nel suo unico, grande “ventre”?

Ultimo aggiornamento Giovedì 25 Aprile 2013 15:44