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ItaliaNews - Intrattenimento
Scritto da Achille Della Ragione   
Lunedì 13 Settembre 2010 18:25

La Venere nera un film commovente

Il festival del cinema di Venezia da poco conclusosi ha permesso a chi ha avuto il privilegio di poter assistere alle proiezioni di vedere qualche film particolarmente interessante e che mai giungerà nelle sale cinematografiche. Tra questi ho scelto di parlare della Venere nera del tunisino naturalizzato francese Kechiche, una pellicola commovente, cruda e che contiene una precisa accusa contro tutti i razzismi, quelli del passato, ma anche quelli del presente.

Ambientato nell’Ottocento racconta la storia vera di Saartjie, una donna sudafricana, affetta da un gigantismo ipertrofico, la quale, condotta in Europa dal suo padrone, divenne un fenomeno da baraccone, esibendosi in spettacoli circensi chiusa in una gabbia e tenuta al guinzaglio nei teatrini di Piccadily e negli squallidi salotti libertari di Parigi  e nello stesso tempo attirò il morboso interesse del mondo scientifico, convinto stupidamente delle sue origini scimmiesche. Erano gli anni in cui la medicina scioccamente credeva di poter classificare la specie umana a secondo delle dimensioni del cranio, ipotesi demenziale ed aberrante, all’origine del razzismo che ha contrassegnato nel Novecento le più spietate dittature.
Un penoso caso di sfruttamento umano, razziale e culturale, che il regista denuncia vigorosamente attraverso una macchina da presa letteralmente addosso al corpo della sfortunata fanciulla, che mostra generosamente senza imbarazzo la sua imbarazzante nudità.
Finì per prostituirsi nei bordelli parigini con clienti amanti del brivido, affascinati dalla sua vagina dalle labbra elefantiache e morì a 26 anni, distrutta dall’alcol, dalla sifilide e dalla disperazione, ma neanche con  la morte riuscì a trovare un po’ di pace, perché il suo aguzzino vedette il corpo agli anatomici, che lo divisero i tanti macabri barattoli: uno con il cervello, l’altro con i protrudenti genitali, oltre allo scheletro che è stato in mostra fino al 1994 al museo del’Homme, quando finalmente Mandela ha ottenuto da Mitterand la restituzione del corpo.
Un film avvincente di quasi tre ore che colpisce lo spettatore allo stomaco per indurlo a meditare, peccato che non potremo vederlo!
Achille della Ragione

Ultimo aggiornamento Lunedì 13 Settembre 2010 18:28