La bellezza del somaro il cinepanettone progressista Stampa
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ItaliaNews - Intrattenimento
Scritto da Achille Della Ragione   
Martedì 21 Dicembre 2010 19:09

La bellezza del somaro il cinepanettone progressista

Il film, interpretato da Sergio Castellitto e Laura Morante, è curioso, coraggioso, malinconico, surreale e racconta la storia di una coppia ”matura, borghese ed illuminata” che deve affrontare la cotta della figlia minorenne con un settantenne e si trova a dividere questa esperienza con un gruppo di amici durante il ponte dei morti in un casolare di campagna toscano. Non una spiaggia esotica, come è d’obbligo per i cinepanettoni, ma un ambiente bucolico per questa sfida al loro dominio al botteghino, che potremmo tranquillamente denominare un cinepandoro.

Il titolo La bellezza del somaro non c’entra niente con la trama, anche se un asinello compare in più di una scena, imbarazzato nel confrontarsi con le contraddizioni di quello scalcagnato gruppetto di intellettuali e professionisti emancipati e progressisti, in crisi esistenziale e con l’amara sensazione di aver sprecato la vita.
Una coppia dell’alta borghesia, architetto affermato lui, psicologa impegnata lei, si dividono tra lavoro e frustrazioni  e assistono impotenti agli amori disordinati della figlia diciassettenne Rosa, che alterna come boy friend ragazzi di colore a poveri schizzati e palestrati poco virili.
Lo stanco nucleo familiare festeggia con gli amici i cinquant’anni del protagonista per poi trasferirsi con amici e problemi in un’attrezzata dimora tra le colline toscane, dove scoppierà il colpo di scena con la figlia viziata, interpretata da una tenera quanto tosta Nina Torresi, che cerca di introdurre il nuovo attempato amichetto nella sua famiglia allargata composta da personaggi paradossali: giovanili, eco solidali, democratici, ma tutti egualmente sorpresi davanti all’alieno signore dai capelli bianchi, che dispensa saggezza a piccole e grandi dosi, legge Adelphi e sa far partorire una capra, al punto che viene spontaneo a tutti, oltre alla colf virago, rumena ed ingegnere, di chiamarlo presidente.
Crolla così in un attimo il castello di ipocrisia attorno al quale ruotano i protagonisti ed i comprimari di questa amara commedia, che sopravvive tra karaoke e femminismo, salvo prendersi l’anima ed il corpo… di giovani e procaci segretarie. Non più padri e madri, mestieri reazionari, bensì fratelli e sorelle maggiori, che chiamano i figli cuccioli e gli danno sempre ragione, facendoli crescere nevrotici, senza godere dell’irripetibile giovinezza, in un ambiente che ha perso ogni modello di riferimento, mentre loro, i genitori, vivono nel timore della vecchiaia e cercano di esorcizzarla tra letture ed ipocrisia, a parte qualche escort, che non fa mai male. Ed alla fine il povero papà per capire la vera realtà della vita dovrà sfumacchiarsi una canna e solo allora avrà il coraggio di affrontare la figlia con un sonoro ceffone e quando l’avatar Castellitto, in un rigurgito di energia e passione, avrà tirato finalmente lo schiaffo che tutti attendevamo, saltiamo tutti in piedi ad applaudire e ci sentiamo finalmente liberati, come quando Fantozzi ha il coraggio di stroncare la corazzata Potemkin con la frase memorabile: “è una colossale boiata”.
Tante risate per intendere che la vecchiaia esiste e costituisce l’unico antidoto, con la sua saggezza, ad una società infingarda e taroccata, che insegue un’eterna giovinezza e fa rimpiangere quei tempi beati quando i giovani non contavano un c.., mentre ora sono i genitori a non contare un c…
Achille della Ragione