I 150 dell’Unità d’Italia, il nostro Risorgimento, Quel settembre 1860, quando Garibaldi inviò Alberto Mario sull’isola d’Ischia, Spedizione garibaldina a Forio nel settembre 1860. Stampa
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Ricerche Storiche D'Ambra - Ricerche Storiche
Scritto da Isabella Marino   
Sabato 12 Marzo 2011 15:14

I 150 dell’Unità d’Italia, il nostro Risorgimento, Quel settembre 1860, quando Garibaldi inviò Alberto Mario sull’isola d’Ischia, Spedizione garibaldina a Forio nel settembre 1860.

Era trascorsa poco meno di una settimana dal suo ingresso trionfale a Napoli e dall’assunzione dei pieni poteri nell’ormai ex capitale dei Borbone, quando l’attenzione di Giuseppe Garibaldi fu richiamata all’improvviso sull’isola d’Ischia. Il 12 settembre 1860 gli chiese un incontro Giovanni Pezzillo, sindaco di Forio d’Ischia, che aveva da comunicargli cose importanti sull’isola.

Ricevuto dal Generale, Pezzillo raccontò con toni allarmati che l’isola era rimasta in gran parte fedele ai Borbone e non voleva accettare la nuova realtà unitaria, contro la quale si era accesa una protesta che avrebbe potuto assumere anche connotazioni violente. Per contrastare sul nascere quei fermenti antiunitari, Pezzillo sollecitava di distaccare sull’isola un contingente militare che, sotto il suo comando, sarebbe stato in grado in breve tempo di riportare la pace e l’ordine evitando conseguenze peggiori.
Ciò che Pezzillo aveva accuratamente omesso di spiegare era il vero motivo che lo aveva spinto ad avanzare quella richiesta, ovvero la durissima opposizione che si era scatenata nei suoi confronti a Forio da parte della popolazione, che gli contestava di non aver rinunciato, una volta divenuto sindaco, al precedente incarico di capitano della Guardia nazionale, benchè i due ruoli fossero incompatibili. Una protesta che era ispirata e apertamente sostenuto da Nicola Regine, capo dell’opposizione, con il quale non correva buon sangue. Più che per sedare violente rivolte antiunitarie, dunque, l’appoggio militare che contava di ottenere a Napoli, Pezzillo pensava di farlo valere nel suo contrasto con i suoi personali oppositori, per far capire a tutti chi comandava davvero a Forio.
Garibaldi, all’oscuro di tali retroscena, si preoccupò di risolvere al più presto l’”affaire” ischitano e chiese al suo segretario generale a Napoli, Agostino Bertani, di assumere i provvedimenti più appropriati. Questi, a sua volta, si rivolse ad uno degli uomini più fidati su cui aveva potuto contare il Generale anche nella spedizione dei Mille, Alberto Mario, a cui furono concessi i pieni poteri per venire a capo dei problemi sorti a Ischia. Non senza un malcelato disappunto di Pezzillo, che avrebbe voluto per sé i poteri assegnati a Mario. Ma le circostanze gli imposero di fare buon viso a cattivo gioco e di fare da guida all’incaricato di Garibaldi.
Alberto Mario si avvalse da subito della libertà di decisione che gli era stata data e invece del contingente militare atteso da Pezzillo, si fece accompagnare fino a Pozzuoli, dov’era l’imbarco per l’isola, solo da un giovane sergente lombardo armato di una rivoltella. E da sua moglie Jessie White, giornalista inglese e appassionata sostenitrice della causa dell’indipendenza italiana, tra i partecipanti con il marito alla spedizione dei Mille.
Nel tardo pomeriggio, a Pozzuoli, iniziò la traversata verso Procida, dove i quattro sbarcarono qualche ora dopo, per riprendere il largo dalla Corricella verso Ischia Ponte.
Il giorno dopo, di buon mattino, Pezzillo e i suoi accompagnatori forestieri si diressero a dorso di mulo a Forio, dove si aspettavano di trovare una pessima accoglienza se non qualcosa di peggio. Invece, fin dai primi abitanti in cui si imbatterono, Alberto Mario, Jessie White e il sergente incontrarono persone addirittura entusiaste del loro arrivo, che li salutarono come liberatori. Il popolo di Forio aveva preparato una vera e propria festa di benvenuto per gli inviati di Garibaldi, con tanto di balconi addobbati da cui venivano lanciati fiori sugli ospiti!
In Municipio, Mario tenne un discorso improvvisato che rivelò a tutti le informazioni sbagliate da cui era nata quella particolare “spedizione” a Ischia. Ben presto, Mario stesso capì che Pezzillo aveva raccontato una sua verità e, d’altra parte, gli oppositori del Sindaco non trascurarono di parlarne male al comandante garibaldino, spiegando i motivi dei loro attacchi a Pezzillo.
Mario, avvalendosi dei suoi pieni poteri, destituì Pezzillo da sindaco e affidò l’incarico proprio al suo avversario Regine, che era stato prigioniero tredici anni a Ventotene per aver partecipato ai moti carbonari del 1820.
Prima di lasciare l’isola, però, Mario si preoccupò di favorire una completa rappacificazione tra i gruppo contrapposti in paese. A tale scopo, organizzò di nascosto un banchetto, invitando Regine e Pezzillo con i loro familiari e principali sostenitori. Con l’aiuto della moglie, Jessie, riuscì a far sedere tutti allo stesso tavolo e a convincere i due nemici a seppellire i vecchi rancori e ad abbracciarsi. Il popolo di Forio apprezzò molto l’opera dell’inviato garibaldino e tributò a lui e ai Jessie un affettuoso commiato sul porto, alla partenza del vapore per il continente.
Giovanni Pezzillo, che Mario aveva voluto comandante della Guardia nazionale a Forio, dopo di allora intrattenne rapporti di amicizia con lo stesso Mario e perfino con lo stesso Garibaldi e i figli Menotti e Ricciotti. E fu proprio Pezzillo, quattro anni più tardi, ad organizzare i festeggiamenti in onore di Garibaldi, quando il Generale soggiornò sull’isola per le cure termali.
Bibliografia: Nino d’Ambra, “Giuseppe Garibaldi, cento vite in una” – Grassi Editrice, Napoli ,1983.
Isabella Marino (quotidiano “Il Golfo” del 10 marzo 2011, pagg. 17/18)

Ultimo aggiornamento Martedì 01 Maggio 2012 15:25